Negli ultimi mesi, sempre più utenti segnalano un fenomeno inquietante: parlano di un prodotto o di un argomento, e pochi minuti dopo vedono pubblicità correlate sui social o nei risultati di ricerca. Coincidenza o l’IA ci ascolta davvero?

Microfoni sempre accesi? Il confine tra utilità e invasione

Dispositivi come smartphone, assistenti vocali (Alexa, Google Home, Siri) e alcune app dotate di intelligenza artificiale sono progettati per rispondere ai comandi vocali. Ma per farlo devono essere sempre in ascolto, almeno in modalità “stand-by”. Questo ha scatenato un acceso dibattito: fino a che punto le aziende ascoltano davvero le nostre conversazioni?

Secondo i principali produttori, i dispositivi attivano la registrazione solo dopo aver sentito una “parola di attivazione” (come “Ehi Siri” o “OK Google”). Tuttavia, numerose inchieste giornalistiche e indagini di autorità per la privacy hanno dimostrato che alcune registrazioni vengono conservate, analizzate e perfino ascoltate da personale umano per migliorare le prestazioni dell’IA.

I dati valgono più dell’oro

Le nostre abitudini, le preferenze, i luoghi che visitiamo e perfino i toni di voce sono diventati merce preziosa nel mercato digitale. Le aziende utilizzano questi dati per personalizzare pubblicità, contenuti e servizi. Ma cosa succede se questi dati finiscono nelle mani sbagliate?

I rischi sono concreti: furti di identità, tracciamenti non autorizzati, manipolazioni dell’opinione pubblica sono già realtà in alcuni contesti. E mentre la tecnologia avanza, le leggi faticano a tenere il passo.

Cosa possiamo fare per proteggerci

Ecco alcune azioni concrete che ogni utente può mettere in pratica:

  • Controllare i permessi delle app: molte applicazioni richiedono accesso al microfono anche quando non è strettamente necessario.
  • Usare browser e motori di ricerca attenti alla privacy come Brave o DuckDuckGo.
  • Disattivare gli assistenti vocali quando non sono utilizzati.
  • Aggiornare i dispositivi regolarmente per ridurre vulnerabilità.
  • Leggere (almeno una volta!) le informative sulla privacy.

Conclusione

L’intelligenza artificiale ci offre vantaggi straordinari, ma non possiamo accettarla a occhi chiusi. Serve maggiore trasparenza da parte delle aziende e maggiore consapevolezza da parte degli utenti. La privacy non è un lusso: è un diritto. E difenderlo è oggi più importante che mai.


📌 Casi documentati e inchieste

  • Apple e Siri: Nel 2019, Thomas Le Bonniec, ex collaboratore di un fornitore di Apple, ha rivelato che le conversazioni private degli utenti venivano registrate e analizzate da operatori umani per migliorare le prestazioni di Siri. Queste registrazioni includevano informazioni sensibili su salute, politica e vita personale. rsi+2Torino Cronaca+2Wired Italia+2
  • Multa ad Apple: A seguito di queste rivelazioni, Apple ha accettato di pagare 95 milioni di dollari per risolvere una causa collettiva riguardante la privacy di Siri. HWUpgrade
  • Cox Media Group (CMG): Un’inchiesta ha rivelato che CMG affermava di avere accesso alle conversazioni private delle persone, attingendo ai dati raccolti dai microfoni dei loro dispositivi, e di utilizzare queste conversazioni personali per creare annunci pubblicitari mirati. Corriere della Sera

🛡️ Come proteggere la propria privacy

Per salvaguardare la propria privacy, è consigliabile:

  • Controllare e limitare le autorizzazioni delle app, in particolare l’accesso al microfono.Borderline24.com
  • Disattivare gli assistenti vocali quando non sono in uso.
  • Utilizzare browser e motori di ricerca che rispettano la privacy, come Brave o DuckDuckGo.
  • Aggiornare regolarmente i dispositivi per ridurre le vulnerabilità.
  • Leggere attentamente le informative sulla privacy delle app e dei dispositivi utilizzati.

Inoltre, il Garante per la protezione dei dati personali ha fornito indicazioni su come gestire le impostazioni di privacy degli smartphone, sottolineando l’importanza di disattivare i microfoni quando non sono necessari.

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Di Enrico